Messaggi sui palazzi confiscati a Roma alle mafie

L’anno 2013 (?) ha visto la capitale italiana protagonista di un importante evento di denuncia: per il corso di Progettazione Scenica , è stato presentato il progetto di videoinstallazione dei beni confiscati alle mafie nella città di Roma.
La Capitale si è illuminata di una forte luce di protesta:le pareti di dieci edifici, tolti dallo Stato agli illeciti bottini della criminalità organizzata si sono accesi con parole di sdegno che ricalcano la bruttezza operata dalla mafia nel nostro Paese e non solo.  «Locale confiscato alla mafia. Prossima apertura», «La mafia è una montagna di merda», «Colpire le menti» queste alcune delle frasi che hanno segnato quegli edifici.
Dirlo con un fascio di luce,con l’arte, non è un dettaglio irrilevante, infatti, l‘arte arriva a tutti, indistintamente, con un messaggio diretto e senza intermediazioni.
Non mancano le idee su come riutilizzare il “bentolto”,a partire, tra l’altro, da uno studio meticoloso dell’attuale situazione.
Il progetto di indagine ed elaborazione è stato sviluppato grazie a un protocollo di intesa con l’Osservatorio sulla ndrangheta di Reggio Calabria, che ha coadiuvato il processo di lavoro e ha organizzato alcuni interventi di approfondimento con esperti, studiosi e magistrati.