Percorsi svelati

Foto di Enzo Galluccio, Marco Salustro, Adriana Sapone.

I luoghi, un tempo legati ai sequestri di persona e nascondigli delle potenti cosche della ndrangheta, tornano a mostrare la propria bellezza nelle immagini di questa mostra che racconta la ricchezza paesaggistica dell’Aspromonte, gli aspetti storici, culturali e antropologici. Le foto, realizzate grazie alla collaborazione del V reparto volo della Polizia di Stato, ritraggono le immagini più forti dell’ambiente aspromontano: le fiumare, i paesi disabitati dell’area grecanica, la varietà della vegetazione. Le fiumare sono state spesso indicate come il tratto naturalistico che più di tutti rappresenta metaforicamente l’identità di questa parte della Calabria. Sono dei corsi d’acqua impetuosi in inverno ma totalmente secchi in estate. La loro caratteristica è di non avere una sorgente fissa; essa, infatti, si sposta più a monte o più a valle dell’alto corso a seconda dei periodi. Una delle più suggestive fiumare è l’Amendolea che nasce nel cuore del Parco Nazionale dell’Aspromonte, crea meravigliose cascate e poi percorre 31 chilometri per sfociare nel Mar Ionio. In epoca greco-romana l’Amendolea era un grande fiume, molto probabilmente navigabile. Il nome di questo fiume doveva essere Alece (o Alice, dal greco Αλήξ) e la sua importanza strategica era enorme, poiché divideva le due più importanti città magno-greche della zona: Reggio e Locri Epizefiri. Proprio in questa terra, a San Luca, nasce Corrado Alvaro, uno dei più grandi scrittori del novecento. Alvaro sostiene che è forte nei calabresi l’amore per la natura, quella più aspra, che deve esprimere la fatica del contadino, uomo dalla forte tempra, abituato a convivere con i terremoti, con le alluvioni, con le frane; da qui il senso della fatalità dei calabresi come reazione alla violenza delle fiumare, che prima o poi “travolgono ogni cosa”. Fuori dalla Calabria, la scarsa conoscenza di questa terra e il gioco perverso dei mezzi di informazione, portano inevitabilmente alla costruzione di pregiudizi e stereotipi che oscurano le innumerevoli bellezze culturali e storiche. Le immagini della mostra raccontano “l’altra Calabria”, fuori dagli stereotipi e dai falsi miti delle società criminali. Una terra in cui oggi si assiste a un rinnovato fermento culturale per l’autodeterminazione, nella consapevolezza che, come sosteneva Alvaro, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile”.