Espugnato il “Fortino Condello”

 
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La formazione del progetto Nemesis. Topografie delle mafie non si esaurisce con approfondimenti teorici di esperti sui temi principali di interesse, ma si profila anche e soprattutto sul campo. Le visite ai beni confiscati alla criminalità organizzata rappresentano una tappa irrinunciabile per la maturazione di una cultura profonda per la neonata Cooperativa. Così, ad intervalli regolari, si organizzano visite e sopralluoghi, ci si rivolge a chi di competenza per avere approfondimenti sui beni visitabili, si ascoltano i referenti di quelle associazioni che hanno preso possesso di un bene e anche di quelle che hanno in mente di farlo ma riscontrano difficoltà nell’iter burocratico da seguire per averne l’assegnazione.

 

Per Nemesis è la volta di visitare il “Fortino”, così definito dai carabinieri del Ros il palazzo appartenuto alla famiglia di Pasquale Condello. Il boss noto come il “Supremo” è uno dei protagonisti indiscussi della malavita reggina e dei garanti dell’assetto delle cosche nato all’indomani della seconda guerra di ‘ndrangheta (che afferma il profilo di una struttura unitaria, che, pur mantenendo al suo interno margini di autonomia e discrezionalità per ogni singola cosca, si muove compatta spartendosi gli affari). Al Fortino non si accede facilmente. Pare essere racchiuso da un sistema di vie e viuzze tutte simili tra loro, nella zona nord di Reggio Calabria proprio nel cuore del rione Archi, in via Mercatello 11. Questo palazzone di cinque piani con l’intera facciata di mattoni a vista non rifinita, pur circondato da una serie di altri edifici, lo si vede svettare al di sopra di tutto in questa collinetta con vista sullo Stretto.

 

L’ex comandante del Ros, il colonnello Valerio Giardina durante la sua deposizione al processo “Meta” parla del Fortino come di una “struttura assolutamente inavvicinabile, da dove partivano tutti i movimenti dei favoreggiatori”. E, proprio durante il periodo d’investigazione che ha portato alla cattura del latitante Pasquale Condello (avvenuta a Pellaro il 18 febbraio 2008), il palazzo balza in testa alle cronache reggine per un’insolita storia. Richiesto lo sfratto dell’immobile, infatti, ci si accorge che questo era già stato confiscato nel 1997, e nel novembre 2001 veniva attribuito dall’Agenzia del Demanio al Comune, perché venisse riutilizzato per fini sociali. Ma il bene nel 2006 si scopre essere non soltanto ancora nella disponibilità dei Condello, ma anche oggetto di un finanziamento regionale di circa 500mila euro per la sua ristrutturazione. Il palazzo in buona sostanza, ufficialmente confiscato e consegnato al Comune, veniva di fatto ristrutturato con soldi pubblici con i familiari del boss al suo interno.

 

Quella del Fortino oggi è ben altra storia: assegnato a quattro associazioni del territorio, può dirsi finalmente espugnato alla malavita. Il gruppo scout AGESCI RC 15 Robert Baden Powell della Parrocchia di San Giovanni Battista in Archi, al quale è stato destinato un piano del palazzo, apre le porte della sua nuova sede alla Cooperativa Nemesis per un momento di confronto, e per presentare tutte le attività di cui ora può occuparsi grazie ai nuovi spazi a disposizione. Il Fortino oggi è luogo di testimonianza di ragazzi che quotidianamente si impegnano civilmente, dedicano ore alla propria formazione, fanno accrescere il loro senso di appartenenza e responsabilità, imparano sin da piccoli a diventare grandi. E’ grazie alla loro azione che questo bene è divenuto oggi un mezzo educativo e “fa impressione pensare – afferma Luciano Cama, responsabile del gruppo scout – che proprio in questi stesse stanze in cui siamo riuniti, probabilmente venivano decise uccisioni o malaffari per la città di Reggio Calabria”.